Ad ottobre 2020 Anas e il Comune di Ariccia annunciavano ufficialmente, anzi, a pensarla come gran parte della cittadinanza, potremmo anche dire finalmente, l’avvio dei lavori di consolidamento del Ponte Pio IX, il viadotto monumentale che, lungo la via Appia, collega Albano Laziale con Ariccia e tristemente noto come il ponte dei suicidi. I lavori, dalla durata di più di 500 giorni, comprensivi di 12 mesi di chiusura totale al traffico, e dal costo di 5,5 milioni di euro, sarebbero stati preceduti (come effettivamente accaduto) da interventi sulla viabilità alternativa per poi passare alla effettiva fase realizzativa a partire dal gennaio 2021. Questo per non compromettere ulteriormente l’economia cittadina, già provata dal lockdown, nel periodo delle festività natalizie.
Immagino che, notando le date, vi starete chiedendo: “perché scrivere e occuparsi di cose vecchie di un anno?”. La risposta, oltre che mettere a nudo le evidenti ed esasperanti lungaggini italiche, potrebbe però portare alla dimostrazione della teoria della circolarità del tempo. Una sorta di “ex malo bonum” in salsa porchettata!
Era infatti il novembre 2019 quando Anas annunciò la ditta appaltatrice dei lavori prospettando l’inizio del cantiere a…gennaio 2020! Il motivo? È presto detto… non danneggiare l’economia cittadina in vista delle imminenti festività natalizie, ovviamente! Oggi, a distanza di due anni dal primo annuncio, di cantieri non ce n’è neanche l’ombra.
Le condizioni del viadotto già da tempo non sono propriamente impeccabili, tanto che sono ormai anni che è proibito il transito ai mezzi pesanti e che il limite di velocità è fissato a 30 km/h proprio per limitare il più possibile le vibrazioni e le conseguenti sollecitazioni sulle arcate.
Il Comune di Ariccia, per bocca del suo Sindaco, Gianluca Staccoli, ha più volte sollecitato in questi mesi Anas a dare inizio all’opera di messa in sicurezza del ponte e, al contempo, chiarito che i continui ritardi non sono dovuti all’amministrazione comunale ma a inadempienze della ditta appaltatrice dei lavori con conseguente loro assegnazione ad altra ditta.
La speranza è che entro l’autunno possa avviarsi il cantiere e che, pur sacrificando la viabilità e l’economia cittadina nel periodo delle festività natalizie, si possa finalmente mettere un punto su una questione aperta ormai da troppo tempo. Soprattutto, che lo si possa fare prima che, Dio non voglia, venga a ripetersi ciò che accadde la notte del 18 gennaio del 1967, quando due arcate centrali del viadotto crollarono rovinosamente trascinando con sé, in un volo di più di 300 metri, i malcapitati passanti con le loro auto e provocando numerosi morti e feriti.
Due giorni dopo su “La Stampa” uscì un editoriale a firma di Vittorio Gorresio dal titolo eloquente: Nessuno in Italia controlla i ponti. A distanza di 54 anni, e dopo un’altra immane quanto probabilmente evitabile tragedia come quella del ponte Morandi a Genova, sarebbe doppiamente grave il reiterarsi di un evento simile.
Ragionando con mente lucida mi sorge una domanda: non sarà forse il caso di ripensare e snellire la burocrazia prima che questa finisca per stritolare il nostro Paese?
Articolo di Luca Sbordoni
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